Cambiare? Ma perchè? Per chi? Per che cosa? Non c'è alcun motivo per farlo. Non c'è ragione e non va ricercata nel comportamento, alquanto discutibile, di pochi soggetti che probabilmente niente hanno a che spartire con la nostra passione per questo Marchio, ma di questo non dobbiamo fargliene una colpa.
E poi perche cambiare qualcosa di cosi particolare, direi unico, dove il materialismo e l'interesse personale per una volta non prevalgono su sentimenti e passioni più nobili. Niente ripeto niente a mio avviso deve cambiare.
Ora, dopo aver detto la mia, volevo dare uno spunto di riflessione non tanto sulla questione posta da Luca, ma piuttosto sui motivi che hanno spinto lo stesso Luca a porcela. Il suo mi è sembrato , un "grido di dolore" che suona come un ammonimento, sulla scia degli eventi che conosciamo e che troppe volte si sono ripetuti in questo ultimo periodo.
Il motivo di riflessione, sta in questa frase che riporto integralmente. ....
"A me m’ha sempre colpito questa storia dei quadri. Stanno su per anni, poi senza che accada nulla, ma nulla dico, fran, giù, cadono. Stanno lì attaccati al chiodo, nessuno gli fa niente, ma loro a un certo punto, fran, cadono giù, come sassi. Nel silenzio più assoluto, con tutto immobile intorno, non una mosca che vola, e loro, fran. Non c’è una ragione, perché proprio in quell’istante? Non si sa. Fran. Cos’è che succede a un chiodo per farlo decidere che non ne può più? C’ha un’anima, anche lui, poveretto? Prende delle decisioni? Ne ha discusso a lungo col quadro, erano incerti sul da farsi, ne parlavano tutte le sere, da anni, poi hanno deciso una data, un’ora, un minuto, un istante, è quello, fran. O lo sapevano già dall’inizio, i due, era già tutto combinato, guarda io mollo tutto tra sette anni, per me va bene, okay allora intesi per il 13 maggio, okay, verso le sei, facciamo le sei meno un quarto, d’accordo, allora buona notte, ‘notte. Sette anni dopo, 13 maggio, sei meno un quarto: fran. Non si capisce. E’ una di quelle cose che è meglio che non ci pensi, se no ci esci matto. Quando cade un quadro. Quando ti svegli, un mattino, e non la ami più. Quando apri il giornale e leggi è scoppiata la guerra. Quando vedi un treno e pensi io devo andarmene da qui. Quando ti guardi allo specchio e ti accorgi che sei vecchio. Quando, in mezzo all’Oceano, Novecento alzò lo sguardo dal piatto e mi disse: “A New York, fra tre giorni, io scenderò da questa nave ”.
Ci rimasi secco.
Fran. >>
Tratto da "Novecento di Alessandro Baricco