Luca ce l ha fatta, si e' svegliato dal coma ed e' coscente
Unione Sarda 14/01/2010
Dakar. Il centauro sassarese esce dal coma, in arrivo in Cile la mamma Elisabetta, la compagna Giuliana e la figlioletta BeatriceLuca Manca riconosce papà FilippoGiovedì 14 gennaio 2010
SASSARI «Luca, sono papà. Alza una mano se mi riconosci». E la mano si è alzata. E poi ha risposto alla stretta del padre, aggrappandosi a quelle dita forti come quando era bambino. Un gesto che ha iniziato a sciogliere quell'opprimente e gelido grumo di ansia e dolore che papà Filippo portava da giovedì sera, da quando una telefonata lo aveva avvisato del gravissimo incidente occorso a suo figlio durante la sesta tappa del Rally Dakar. Hanno sorriso i medici dell'ospedale Mudual de Seguridad di Santiago del Cile, stupiti ancora una volta per la reazione del “toro” (così il motociclista sassarese viene soprannominato in Sudamerica) capace di svegliarsi dal coma farmacologico in un tempo così breve. Avevano iniziato a ridurre i farmaci ed erano molto fiduciosi, ma non si aspettavano un risveglio immediato, non avevano previsto che il ventinovenne sassarese sarebbe riuscito a rendersi autonomo già martedì sera dal ventilatore meccanico che lo aiutava a respirare.
MI RICONOSCI? Il cognato Gianluigi Falchi, arrivato in Cile sabato insieme al padre di Luca, ha azzardato una battuta: «Luca, sono Gianluigi, se mi riconosci tira fuori la lingua». E Luca ha tirato fuori la lingua. Quasi una linguaccia indirizzata alla sorte, da quel letto di ospedale dove ha lottato per sei giorni tra la vita e la morte.
LA NOTIZIA Erano le otto di martedì sera, la mezzanotte in Italia, quando Luca ha riaperto gli occhi, quando la notizia attesa dai familiari, da decine di migliaia di amici, fan e sportivi di tutto il mondo è arrivata in casa Manca: «Luca è sveglio ed è fuori pericolo». Il gemello Alessandro, che gioca nella Dinamo Banco di Sardegna, capolista della A2 di basket, parla a ruota libera. Sollevato e fiero: «Neppure ieri notte abbiamo dormito, ma questa volta per la gioia. Luca ha stupito tutti ancora una volta. Ha una soglia del dolore altissima, una volta ha corso in moto nonostante una ferita al braccio. E poi ha un grande fisico, è persino più grosso di me. Ha lottato da subito e i medici sono stati soddisfatti delle sue reazioni sin dalla prima sera».
VIGILE E AUTONOMO Oltre ad avere ridotto i sedativi, i medici hanno anche liberato le vie respiratorie del ventinovenne sassarese: «Tra raffreddore, catarro e polvere respirata durante la Dakar era intasato. Ora può respirare da solo». Ancora non parla, perché la bocca è impastata, il rider sassarese è rimasto intubato cinque giorni. Gli occhi verdi ogni tanto si chiudono, perché la stanchezza inizia a farsi sentire, ma Luca è vigile. Segue con lo sguardo. Capisce praticamente tutto. Quando gli è stato chiesto se si ricordava della caduta durante il rally ha mosso la testa.
RICONOSCENZA La famiglia è riconoscente per l'ottimo lavoro svolto dall'equipe medica di Ricardo Berla e dal responsabile della terapia intensiva Alberto Munoz. Per questo attende fiduciosa ulteriori indicazioni su quando Luca potrà rientrare in Italia. L'edema si sta lentamente riassorbendo e adesso si possono dedicare le attenzioni anche alle tre costole fratturate che premono sul polmone lesionato. Se l'evoluzione positiva continua ad essere così rapida Luca potrebbe essere dimesso anche la settimana prossima. Magari uscirà dall'ospedale senza bisogno di barella. In ogni caso è pronto un aereo medicalizzato messo a disposizione dalla federazione motociclistica italiana e dall'organizzazione della Dakar per farlo viaggiare con la massima sicurezza e confort.
IN CILE GLI ALTRI FAMILIARI Ieri sera sono partite alla volta di Santiago la madre Elisabetta, la compagna Giuliana e la figlia di sette mesi Beatrice. Inizialmente il viaggio era previsto per venerdì, ma Giuliana non stava più nella pelle. Così il lungo volo transoceanico è stato anticipato. I familiari arriveranno questa mattina a Santiago intorno alle 11 (ore 15 italiane). «Così Luca potrà riabbracciare finalmente le sue donne» conclude Alessandro.
GIAMPIERO MARRAS